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Le 10 cose che non mi mancano di Bhubaneshwar

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Le 10 cose che non mi mancano di Bhubaneshwar

Da Bollywood Party, La Stampa, 5-2-2015

Il trauma del ritorno. La pioggia. La neve. Il freddo. Ecco allora un piccolo antidoto al mal d’India. Le 10 cose che sono contenta di non trovare qui in Italia. Ma che presto mi mancheranno. A breve segue il post con le 10 cose che mi mancano di più. Perché in India tutto convive e non c’è piacere senza dolore o bellezza senza miseria o rabbia senza stupore. L’india è il luogo dove il sublime è l’altra faccia dell’atroce e lo squallore l’abito della meraviglia. Il luogo dove si impara che anche noi siamo tante parti diverse, tutte da accogliere perché alla fine tutto è uno.

1 I pasti serviti per terra
Senza tovaglia. Senza tavolo. Senza pulire prima il luogo in cui si appoggia il cibo. Adoro mangiare seduta per terra. Ma è comodo avere un tavolino davanti. Se no per prendere il cibo all’altezza pavimento si sta un po’ con la schiena curva, lo stomaco ricurvo su se stesso e la digestione è un po’ affaticata. Poi mi manca la tovaglietta, il tovagliolo. Sarà ecologico non usare nulla. Ma mi sento nuda. Il pasto nudo.

2 Sorbire rumorosamente e ruttare felicemente
Segnali di apprezzamento del cibo. Un limite culturale per me ma soprattutto estetico. I rumori emessi dalla bocca mangiando e digerendo non mi sembrano un buon condimento di un pranzo. Ma è un limite culturale mio.

3 Sputare
Sputi di pan, foglie di betel, che escono dalle portiere delle auto, dalle donne accovacciate per terra, dai venditori, da chi passa, da chi sta. Il tutto accompagnato da un sonoro raspo della gola per pulire bene ogni deposito. Ottimo per la salute probabilmente. Non piacevole. Soprattutto perché bisogna evitare di finire nelle traiettorie.

4 I marciapiedi
L’India è meravigliosa dall’auto o dal rickshaw. A piedi è faticosissima perché non sai dove camminare. I marciapiedi non esistono e se ci sono sono dissestati. C’è polvere ovunque. Auto ovunque. L’idea si camminare nel senso di fare una passeggiata non è contemplata. Cumuli di plastica e oggetti gettati a caso completano il tutto.

5 L’odore della strada
Collegato all’assenza di marciapiedi, la strada è invasa da odore di urina. Gli uomini si accostano ai muri e fanno pipì continuamente. L’odore acre e acido, in alcuni punti è così forte che non serve nascondere il naso nella dupatta. Spesso ci sono cumuli di immondizia che brucia e anche lì la stoffa non basta a coprire l’odore.

6 Gli spintoni ai mercati
In India si diventa forti. Lo spazio vitale per ciascuno è minimo, quindi al mercato, o al banco della frutta o in strada è perfettamente normale essere presi a gomitate o a pestate, anche involontarie. Si impara a reagire elegantemente, ad occupare il proprio spazio e a lasciare che il corpo si espanda quel tanto che basta ad affermare il nostro diritto ad esistere. Qui e ora. In questi 15 cm2 mentre compro i fagiolini e tu venditore servi un’altra persona contemporaneamente.

7 Il clacson selvaggio
“Please horn”. Fatti sentire, suona e afferma il tuo diritto a passare. Venendo da Mumbai traffico, polvere e clacson sono infinitamente più tranquilli a Bhubaneswar ma il clacson assassino che ti fa sussultare dal rickshaw affiancato o mentre cammini trapanandoti orecchie, cranio, cuore è sempre una doccia gelata di spilli. E le orecchie non le puoi difendere.

8 I piedi neri
Ok, le scarpe stanno fuori. Da dove si balla, si mangia, si prega, si sta. Però i piedi sono sempre neri e non bastano pietre pomici e saponi di nessun genere. La polvere si attacca alla pianta, si infila nelle unghie, forma un tutt’uno di suola callosa e spessa. Perché si sta sempre a piedi nudi e questa è la meraviglia ma i piedi sono neri.

9 La magrezza e le ferite dei cani
Spelacchiati, azzannati, zoppicanti. I cani a bordo strada o anche in strada sono malconci. Li vedi feriti, con chiazze sulla schiena, spesso claudicanti. A volte non sai se sono vivi o morti. Vedi le auto passare loro sopra senza fermarsi. senti le urla e i guaiti di dolore, vedi cani in agonia. E a fianco c’è sempre una mamma cane che allatta una cucciolata perché vita e morte sono sempre lì, sullo stesso filo.

10 L’umanità sofferente
Le persone per terra, accovacciate, rannicchiate nelle loro ossa puntute a chiedere cibo o denaro fuori dai templi o dai luoghi di passaggio. Capelli e occhi grigi, pelle raggrinzita e dita nodose che sporgono come rami invernali in cerca di un raggio do sole. E sono tanti. E sono tante.

Da leggere anche Le 10 cose che mi mancano, sempre su Bollywood Party