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In paradiso si va senza scarpe: destinazione Jericoacoara

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In paradiso si va senza scarpe: destinazione Jericoacoara

Dimenticate le infradito. Se siete da qualche giorno in Brasile non sarà difficile, avrete già abbandonato tutte le altre scarpe, sandali compresi per sciabattare in libertà.

 
Jericoacoara, jeri per gli amici, è un paradiso. Pé na areia: piedi nella sabbia. Nelle strade. Nei negozi. Nei ristoranti. Solo sabbia. Le infradito serviranno solo a difendere i piedi dal caldo.
Raccontarla, come fotografarla, non servirà a restituire un fascino e una magia che lasciano senza parole. Sento quasi di tradirla.
Parco nazionale dal 2002 per proteggere una natura generosa e sorprendente e un piccolo villaggio di pescatori a 300 km a nord di Fortaleza, nel Nord-Este del Brasile. Arrivare è un avventura. L’ultimo tratto di strada, sterrata, si percorre solo su pick-up. Il paesino è composto da 4 vie incrociate, non c’è asfalto, non c’è illuminazione pubblica, non c’è rumore. L’atmosfera è magica: fuori dal mondo, senza tempo e con chilometri di sabbia, palme, dune, vento e oceano. Il mare è stupendo. La spiaggia lunghissima, bianca e la marea che sale e scende cambia il paesaggio continuamente. Tanto che una giornata intera dedicata a guardare le onde non sarà sprecata.

All’ora del tramonto, come piccole formiche richiamate da una torta nuziale, tutti i turisti, famiglie, freakettoni, coppie, si arrampicano sulla grande duna per vedere il sole scomparire nell’oceano. Si aspetta così il raggio verde e si torna giù chi surfando, chi rotolando, chi sprofondando nella rena con gli occhi pieni di sabbia e il cuore pieno di magia. Appena tornati giù ecco il berimbau che chiama. Si forma la roda di capoeira. Intorno al cerchio in cui i capoeiristi suonano, cantano e giocano esibendosi in acrobazie, calci danzati spettacolari e malizie. Il pubblico batte le mani e fa il tifo. Incita e schiva i colpi con la testa. Se si finisce in samba, qualcuno si cimenta anche in un goffo ancheggiamento fuori tempo mentre le capoeiriste muovono il sedere in un modo unico: sembra vivo. Parla.

 
Quando ormai è quasi buio, in spiaggia arrivano i carretti con le bevande: cocktail con cachaça e frutta, classici rivisitati in uno spettacolo per gli occhi e le papille.
La sera pochi locali con musica brasiliana per cimentarsi nel forrò, il ballo di coppia che chi ha qualche nozione base di salsa può anche improvvisare senza troppe brutte figure.
Fitto il programma di concerti. Io ho trovato Vanessa da Mata. Si comincia non prima di mezzanotte.

 

Cosa fare
Imperdibili le gite in buggy: le auto stile Flinstones (con le ruote di gomma e non di pietra) per andare su e giù per le dune verso le lagune superaffollate perché i brasiliani non amano le onde dell’oceano ma le quiete acque lacustri in cui sprofondare su una sedia o meglio ancora su un’amaca dopo aver consumato un abbondante pasto a base di pesce fritto, granchi e riso annaffiato da abbondante birra Skol, Brahma o Antartica.
Vi porteranno a vedere i cavallucci marini dopo avervi fatto salire su una barca.
Si può affittare ombrellone e sdraio sulla spiaggia anche solo per un’ora.
Per tutti gli amanti del surf e del kitesurf, spazi infiniti, zero folla e chilometri di onde a disposizione.
E poi camminare, camminare, camminare con i piedi nell’acqua o nella sabbia, il sole sulla pelle e il vento nei pensieri.
Un paradiso perfetto per ritrovare se stessi, scappare dallo stress metropolitano, nutrire un amore.

Mangiare e bere
La adoro. Per pranzo, colazione o merenda l’açaí na tigela è la soluzione migliore: si tratta di polpa ghiacciata di açaí, la bacca dell’Amazzonia ricchissima di antiossidanti e vitamine e buona da morire. Sazia, disseta e regala un mare di energia. Si frulla, spesso con sciroppo di guaranà o frutta e si serve con banane a fette. Possibile scelta di copertura con granola (una specie di müsli) o amendoim, arachidi o castanha do Parà, noce brasiliana.
Per cena Na casa dela (grazie Luca per averlo scelto) è un locale raffinato e con una bella personalità: luci rivestite di stoffa, una diversa dalle altre, appese agli alberi, personale accogliente e gentile, portatovaglioli fatti a casette e menù stile patchwork. C’è una splendida griglia per carne gustosissima. Da non perdere la peixada, zuppa di pesce alla cearense, con pomodoro, patate, cipolla, peperone, limone e latte di cocco.
La caipirinha che mi è piaciuta di più è quella di Anastasia (rigrazie Luca per averla addocchiata) con il suo boteco ma fatevi stupire da cocktail personalizzati.

Dove dormire
Tantissime le pousadas, semplici e accoglienti. Le colazioni sono ricchissime di frutta tropicale: papaia, mango, maracujà (frutti della passione), ananas buonissimi. Marmellate di goiaba, succhi di acerola o graviola, il frutto verde che pare abbia le borchie, uova, pancake di tapioca, la farina di manioca. Qualche piccolo insetto abbandonerà la stanza non appena accenderete ventole o condizionatore.
Stateci almeno 3 notti. C’è tanto da fare (ma soprattutto da non fare).

Shopping
Collane, spille, orecchini, borse e lampadari con materiale riciclato (lattine, plastica) per un progetto ecologico e sociale che coinvolge adolescenti svantaggiati, artisti sotto la guida di Beto Kelner.
http://www.gatosderua.com.br/
Pè na areia: il monomarca havaianas che costano meno in Italia, ma vuoi mettere la soddisfazione di averle comprate coi piedi nella sabbia sul serio. E poi ci sono molti più modelli: col tacco, col laccetto dietro, con scritto “jericoacoara”.
Jeri arte: non le solite magliette, originalissime.

Effetti collaterali
La saudade è assicurata. Vi verrà voglia di tornare al più presto.