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Ho partecipato a Totem: primo evento trasformazionale italiano

Ho partecipato a Totem: primo evento trasformazionale italiano

Ci sono eventi e incontri che trasformano: amori, viaggi, esperienze. Di solito succedono quando meno te l’aspetti e quindi, con le difese immunitarie abbassate, lasci entrare nella tua vita il flusso e il respiro del mondo senza cercare di controllare tutto ma aprendoti al nuovo.
All’inizio di giugno ho partecipato al primo evento trasformazionale in Italia. Una sorta di numero zero. I curatori sono Enrico Gentina, vero talento nel mettere insieme persone. Credo che il suo job title sia organizzatore di eventi focalizzati su persone, educazione e intrattenimento, è il direttore artistico del Tedx Talk Torino ed è mio amico da quando ormai nel lontano 1994 (lui mi ricorda sempre che era appena uscito Pulp Fiction) danzavamo insieme, “Non è un valzer” con la grandissima Anna Sagna e la sua compagnia, un esperimento di teatrodanza aperto a professionisti e non. Noi eravamo i non. Lui saltellava intorno alla mia sedia, ci guardavamo languidamente. Quante risate. Con lui Pierpaolo Alessio, creative strategist, Alessia Clusini, studiosa di eventi trasformazionali e nuove tribù e Roberta Giardina, esperta di comunicazione. Tutti animati da una vivacissima passione e una fiducia assoluta nell’umanità e nella sua capacità di produrre bellezza.

 

Un lungo Carnevale

La cosa più simile che ho vissuto è Carnevale, perché è una sospensione dal tempo quotidiano, un affaccio sull’extra-ordinario. Quello che oggi si chiama TAZ, temporary autonomus zone. Non valgono le regole normali ma altre. L’evento è co-creato da tutti. Non ci sono persone che propongono e utenti. Non valgono le regole dell’economia solita, basate sul denaro ma quelle dello scambio gratuito. Si co-cucina, si offre e propone quello che si può condividere. Si partecipa a quello che interessa. Si cerca di fare attenzione agli sprechi e all’ecologia: si cerca di ridurre l’impatto ambientale, con meno plastica e rifiuti possibile. Ci si mette a disposizione di cosa succede.

Non ci sono obblighi di nessun genere. Non ci sono appuntamenti fissi. Si condivide se si vuole. Se no si sta in giro per l’Elba, splendida, nei bungalow del campeggio, in piscina. Va bene tutto. L’evento era segreto. Se ne può parlare solo ora che è finito.

L’ispirazione è il festival Burning man, ogni anno 8 giorni di follia nel deserto del Nevada. Ma l’isola d’Elba è meravigliosa per la natura, il mare, il silenzio, la vegetazione. E poi le isole hanno sempre un fascino unico, innegabile.

 

Il totem e l’odissi

L’idea è portare da casa un oggetto che ci ha tenuto compagnia e dal quale siamo pronti a liberarci. Con questi oggetti si è costruito un totem che nell’ipotesi originaria avremmo dovuto trasformare e portarci a casa un pezzetto ciascuno. In pratica il totem era così bello che è rimasto lì, issato da corde. Se fra un anno sarà ancora lì, da lì partirà il totem 1. Se no si vedrà. Uno dei pilastri filosofici dell’evento doveva essere l’effimero, ma essere nuovi e aperti, significa anche accorgersi che non avevamo voglia di distruggere il totem.

Io ho insegnato odissi, danza classica indiana a 6 super coraggiose ragazze. In cambio ho imparato a fare nodi di bondage, ma avrei potuto anche lottare, vedere il plancton che si illumina, fare origami, kayak, contact dance, fare maschere, farmi dipingere il viso, partecipare a laboratori di scrittura collettiva. Tutto senza obblighi, senza fatica. Con sconosciuti e non che a volte diventano subito familiari. Come la magia degli incontri in viaggio.