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Alentejo e Algarve: onde e vento, bianco, ocra e blu, silenzi, eucalipti

sagres

Alentejo e Algarve: onde e vento, bianco, ocra e blu, silenzi, eucalipti

Amiamo molto chiedere e dare consigli: viaggi, ristoranti, film, spettacoli, libri, oggetti ma poi, si sa, ogni esperienza è unica e soggettiva, per cui, a un certo punto, è meglio non ascoltare nessuno. Ci sono casi in cui è obbligatorio non ascoltare: prima di un esame universitario, prima di una visita medica o subito dopo una diagnosi, prima di un trasloco… tutte situazioni in cui i consigli degli altri non faranno altro che accrescere la nostra ansia.

Mi avevano detto “L’Algarve è troppo turistico, l’ambiente è deturpato da colate di cemento, c’è un mare di gente”. Lo avevo letto sulle guide, me lo avevano detto amici viaggiatori fidati, ma io sono partita lo stesso.

Adoro il Portogallo: l’oceano, il vento, il cielo, la lingua, la malinconia degli sguardi, sguardi che sfidano il mare aperto e non la tranquilla protezione uterina del Mediterraneo, l’asprezza delle terre, la semplicità, la cucina, i vini. E così eccomi due settimane, le prime due di luglio, in Alentejo e Algarve in auto con marito e una riserva di pani senza lattosio proteine del latte, in caso non si trovasse nulla per la mia allergia.

Algarve
Siamo partito da Tavira, in Algarve, vicino al confine spagnolo: una cittadina tranquilla con intorno parchi naturali meravigliosi. Mi ricorda il Brasile per via delle lagune. Chilometri di nulla e di bellezza. Faro è un capoluogo, un po’ di case e gente ci sono, ma basta fare un giro in barca sull’estuario per vedere gli uccelli del parco naturale. Albufeira è una cittadina di mare che potrebbe essere in Grecia, in Costa Azzurra o in Italia, ma non è un mostro di cemento e la spiaggia è libera o attrezzata. Il vero paradiso è Sagres sulla punta estrema a sud ovest dove i venti e le correnti si incontrano: onde, vento, roccia. E poi si sale sulla costa vicentina: Carrapeteira, Vale Figueira che richiede un percorso nello sterrato e Arrifana, che sarà perché è l’ora del tramonto e io adoro vedere il sole tramontare dietro la linea dell’orizzonte e non dietro le case come nei mari più vicini a me, ma ho la splendida sensazione di vedere la terra incurvata. Come quando si guarda dall’alto e si vede una leggera curvatura che ti fa sentire su una superficie globosa (forse è solo l’astigmatismo che peggiora), Odeceixe dove ci sono i resti della festa degli innamorati e dei matrimoni, Sant’Antao (Sant’Antonio da Padova in realtà).

 

Alentejo

Al di là del Tejo. Paesaggi assolati con balle di fieno, cieli blu, onde, vento, profumi di eucalipti. Mertola è un villaggio tutto bianco in cui la chiesa è dentro una moschea. Qui i mori hanno lasciato il segno (algarve è un nome arabo). Monsaraz è un villaggio in alto con 40 gradi e sonnecchiosi negozi di sughero e lana. Elvas è una cittadina medievale, Evora è patrimonio dell’umanità ed è splendida per il tempio romano in centro, la cattedrale, le stradine, l’università antica e bellissima. Verrei a fare un Erasmus subito. Le spiagge intorno a Vila Nova da Milfontes e Zambujeira sono splendide, deserte, perfette per il surf o per passeggiare con i piedi a bagno.

Il resto è condomini di cicogne che affollano anche i pali della luce, silenzio, signori col basco e signore con il foulard e la saudade che ti entra negli occhi e nel naso e ti fa venire voglia di tornare in Portogallo prima o prima possibile.

 

La cucina

Semplice, meravigliosa. Piatti di pesce al forno come faceva la nonna con erbe e arance, calaplana di vari pesci, arroz (riso) con polvo o tamboril (rana pescatrice), polvo con batata doce e arancia.

La frutta accompagna spesso carne e pesce per dare un tocco di freschezza e dolcezza ai sapori più austeri

La frutta è buonissima. Le arance sono fresche e dissetanti in estate quanto indigeste e respingenti in inverno. Soprattutto meloa e melao. Meloa è il melone rotondo giallo, simile ai nostri retati, dolce e succoso. Melao è quello oblungo, fatto come un pallone da rugby, fresco e dissetante.