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Una giornata sul set: come nasce una coreografia di un film di Bollywood

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Una giornata sul set: come nasce una coreografia di un film di Bollywood

Da La Stampa, Bollywood Party live blog, 30 gennaio 2014
http://live.lastampa.it/Event/Bollywood_Party/103920418

Piccolo bilancio
Gli obiettivi del mio soggiorno a Mumbai e della mia ricerca sul campo erano tre:
– incontrare coreografi che lavorano nel cinema;
– danzare e usare il corpo come strumento di ricerca sulla danza imparando coreografie di Bollywood;
– andare sul set ed assistere allo shooting di una scena di danza.
Qualcuno mi ha detto che erano troppe cose da fare in tre mesi e che non ci sarei riuscita. E anche che la gente di Bollywood è inavvicinabile. E che avrei fatto bene a concentrarmi su un solo obiettivo. Non ne sono mai stata capace. E sono fortunata. Ho incontrato una persona speciale che mi ha permesso di fare tutte queste cose: Saroj Khan, un mito della danza Bollywood.

Masterji, generosità e talento
Saroj Khan, la vera mamma del cinema di Bollywood, è una donna talentuosissima, molto amata e molto generosa: “Mi piace che la gente mi ricordi per le cose buone che ho fatto” mi ha detto ieri sera mentre mi dava un passaggio verso casa, dopo 10 ore di lavoro intensissimo. “Non c’è dubbio masterji (così la chiamano tutti), per me è un regalo tutto quello che sto vivendo con te: la danza, le prove, il set, il tempo con te. E tutti ti adorano”.
“Hai detto regalo. Dio mi ha dato tanto e io lo condivido tutto con la mia gente”. L’espressione è my people e comprende tutto il suo team: 4 assistenti per la danza, una trentina di ballerini, segretari, manager e in questo momento anche io.
Le avevo chiesto di poter vedere uno shooting, ovviamente senza macchina fotografica perché le produzioni sono gelose delle immagini di film che usciranno fra mesi. E così dopo aver visto le prove, ecco il giorno del film.

L’appuntamento
L’appuntamento è alle 11 alla Saroj Dance Dance Academy, la scuola di danza con Prasun, il manager. Sono ovviamente puntualissima, anzi anche un po’ in anticipo. Alle 11.30 chiamo Prasun: “Sorry sorry, sono nel traffico, a 10 minuti dalla scuola”. Chissà quale scuola, visto che arriva alle 13. Nel frattempo, oltre a qualche telefonata di inseguimento dei vari Remo, Shiamak, etc, arrivano le ragazze che hanno lezione. Chiacchiero con loro. Alle 13 arriva Prasun, e con la sua assistente e le due ragazze compagne di danza, che vogliono venire con me invece di fare lezione, partiamo verso Film City.
Sono pigiata dietro, fra le due ragazze non esattamente filiformi, l’aria condizionata non funziona (per fortuna) e i finestrini sono semichiusi. Con 35 gradi, il sole a picco su auto nera e lo smog a cubetti, il viaggio di un’ora e mezza mi sembra un anticamera dell’inferno.
A un certo punto mi balena un pensiero: a volte tanta fatica è ricompensata da una bella esperienza, ma cerco di ricacciarlo via e di godermi il percorso. Niente aspettative. O meno possibile.
Arriviamo in un mondo di studi uno dopo l’altro e scenografie all’aperto: parchi, cattedrali, saloni giganti, il cinema insomma. Già mi piace.

La pausa pranzo
Prasun mi porta da Saroj, che sta insegnando alla protagonista un passo. Hanno finito. Le vado incontro: “Hi Fransisca (mi chiama un po’ così), it’s lunch time, come with me” ( Pausa pranzo, vieni con me). Mabel e i due assistenti maschi, il segretario tuttofare, masterji ed io ci avviamo per i corridoi stretti degli studios e arriviamo al camerino spazioso e confortevole di Saroj. Mentre il segretario tira fuori stoviglie e pietanze, conservate nei cilindri di metallo a più piani, stile Lunchbox, Saroj accende la tv.
Mi invita a servirmi: “Puoi mangiare tutto, è tutto senza latte”. Si ricorda persino della mia allergia. Io mi fido poco e mi servo solo di riso bianco e di dhal, lenticchie.
Quando vede il mio piatto semivuoto, prende letteralmente gli spinaci dal suo, e poi i fagiolini e li mette nel mio. Mia madre farebbe la stessa cosa. Mi chiederebbe: “Ne vuoi?” E prima che io abbia potuto rispondere: “No grazie”, mi avrebbe già riempito il piatto.
Tutto buonissimo: Ci sono anche pollo e montone ma riesco a schivarli dicendo che sono vegetariana. Funziona. E poi da Natale non mangio animali.
I ragazzi mangiano velocemente. Vorrei una foto con Saroj e cerco di farla allo specchio, ma il segretario di blocca e la fa lui.

Si comincia
Ed eccoci di nuovo in studio. Il film di chiama “Supernaani” (la supernonna), il direttore è Indra Kumar e la protagonista sua figlia, Shweta. “Sentiti a casa” mi dice Saroj. E io mi ci sento. Mi siedo dietro di lei per una scena in cui la protagonista balla insieme a 4 ragazzi che la stuzzicano.
Saroj non solo ha curato le coreografie, ma ora dirige il ragazzo che nuove la steady-cam. La scena è tutta di close-up. Quindi simula un rettangolo con le mani e va vicino al danzatori come vuole che vengano inquadrati.
Il camera-man deve conoscere perfettamente i passi ed ecco che si comincia a girare. Saroj è attenta a ogni dettaglio: espressioni, mani, sguardi ma ha un senso dell’insieme formidabile.
La seconda scena è invece un momento di ballo di gruppo. Mabel e Manish, ballano davanti alla telecamera per non stancare i protagonisti, poi arrivano gli attori e si danza.
I make-up artist ritoccano la copertura sul tatuaggio di Shweta e il rossetto sulle ragazze, e questo avviene ogni pausa. Ovunque accorrono portatori di lacche, specchi, mascara e sarti che tagliano i fili che penzolano.
Ciak 1, ciak 2, ciak 3 buono. Le ragazze indossano un agra choli, corpetto dorato con gonna bianca e rossa e luccichii ovunque, trecce nerissime e gioielli, i ragazzi pantaloni bianchi e top verde e giallo con piuma di pavone sul capo.
Continuamente passano portatori di acqua, chai, noccioline e caffè. Il lavoro procede speditissimo e con grandissima efficienza. I più vip hanno anche assistenti personali che aprono persino le bottiglie di acqua.
Ci fanno alzare. Ci spostiamo di 180°, adesso è inquadrato il tempio di Radha. I danzatori sono in primo piano, inginocchiati, e dietro il prete con la famosa attrice Rekha. Prima un po’ di tempo per foto e relax. Tutti con Saroj.Prove, prove, prove. Ciak, ciak, ciak, mentre due omini dall’alto fanno cadere una pioggia di coriandoli argentati. Le maestranze in alto si muovono su malferme, ameno così mi sembrano, passerelle di legno che galleggiano nel vuoto. Tutto intorno una folla di comparse elegantissime in abiti coloratissimi. Buona la quarta.
Riguardiamo il girato. Sono tutti soddisfatti. Altra scena e si cambia di nuovo spazio.
Intanto sono le 18.30, arriva una specie di merenda. Io, come solito, vengo adottata da Saroj che mi obbliga ad assaggiare idli, una specie di polpetta di farina di riso a vapore, con intingoli e una cosa fritta: “Non c’è latte al 200%”. Io ci provo.
Nella pausa Saroj si allunga in modo che Manish le massaggi i piedi e Mabel la testa. Davvero instancabile: “Sono in ritardo e poi perdono tempo”. Poi riprendono a girare. Ora la camera è in centro, puntata sul tempio e i danzatori girano intorno saltellando e battendo dei bastoni. Che fatica e quante prove per una scena di pochissimi secondi.
Ora viene montato il carrello con il dolly, cambiano le gelatine delle luci e il luogo: l’attrice danza su un piccolo palco dove viene infastidita da un fotografo. Lo respinge con un’espressione di fastidio, per due volte, il tutto danzando.
La scena è un po’ complessa perché l’espressione è molto difficile e deve essere un misto di stizza e fastidio.
Si prova molto da vicino. Un centimetro misura la distanza fra il naso e la macchina da presa. “Out of frame” si ripete un po’ di volte. Ottimo, divertente. Stop. Si riguarda il lavoro di ieri (scene di gruppo in cerchio riprese dall’alto, scene panoramiche e close-up). La canzone continua e in alcuni pezzi lo schermo è nero, sono quelli che verranno girati domani o dopo.

Congedo
Sono le 9. La ragazza capo dei ballerini chiama tutti a raccolta “Boysandgirls” e si fa il saluto di fronte a masterji. Piedi uniti, mani sulle spalle con pollici verso il basso, le braccia ruotano verso l’esterno, poi si toccano i piedi di masterji, e poi il proprio cuore, chi anche le labbra e la fronte. masterj benedice tutti, uno ad uno, toccando loro la testa.
Congedati i ragazzi, è la volta di Shweta, anche lei saluta allo stesso modo e pi abbraccia Saroj.
E infine tutti gli assistenti. Qui anche masterji si gira davanti a loro.
Ora partiamo. Anche io salgo in macchina. Mi lasceranno dove posso prendere un rikshaw e dare uno strappo a Mabel che va a prendere un treno. E in un’ora e 3/4 sono a casa. Con nelle orecchie la canzone che ho sentito per tutto il giorno e negli occhi la magia di Bollywood. Thank you masterji.